Non sono d’accordo con l’attuale linea del partito che sembra deciso a restare fuori dai giochi politici e a scegliere un isolamento tutt’altro che splendido. Dire “gli elettori ci hanno voluto all’opposizione” e quindi “chi è stato premiato dagli elettori provi a governare” genera nell’elettorato la percezione di un disimpegno del partito dai problemi del Paese e continuare a insistere sulle difficoltà del centrodestra a trazione leghista e dei pentastellati a trovare un’intesa risponde a una logica del “tanto peggio tanto meglio” che non porta lontano. Posto che un ritorno alle urne in tempi brevi si tradurrebbe in un ballottaggio tra Salvini e Di Maio, da cui il nostro partito uscirebbe con le ossa rotte, ritengo opportuno aderire all’invito del leader del Movimento 5Stelle a un confronto sul programma, il che non significa necessariamente arrivare a un’intesa di governo. Scegliendo questa linea otterremmo due risultati: faremmo capire all’elettorato che non siamo disinteressati, per un’assurda ripicca, ai problemi del Paese e potremmo, nel confronto pubblico con Di Maio, far valere le ragioni del nostro programma di governo. In fondo è quello che si aspettano milioni di nostri elettori che il 4 marzo hanno scelto di affidarsi allo stellone di Grillo.
Governo, cosa dovrebbe fare il PD?
A pochi giorni dal secondo round di consultazioni al Quirinale, quale posizione dovrebbe assumere il Partito Democratico nei confronti degli altri schieramenti e riguardo alla formazione del nuovo Governo?
